Domanda n. 3

Sulla preghiera

Domanda

Stavo anche pensando al significato della parola preghiera, cioè quando il cristiano che ero andava in chiesa a pregare, si rivolgeva a un Dio esterno. Per quanto riguarda noi, recitiamo dei testi a noi stessi e spesso usiamo la parola preghiera. Ovviamente questo termine, dal punto di vista del vocabolario, non è adeguato per quello che facciamo quando recitiamo Nam Myōhōrengekyō, dove facciamo Gongyō di fronte al Gohonzon e credo che questo sia un aspetto che dovrebbe farci riflettere. C'è molto lavoro da fare sul vocabolario, se vogliamo essere compresi.

 

Risposta

Quando prendevo la metropolitana per andare al lavoro, prendevo un giornale gratuito che si chiamava 20 minuti, credo, e alla fine c'era sempre una preghiera a questo o quel santo del giorno, dicendo: "Santo come-si-chiama, fai questo, fai quello". Penso che purtroppo, anche nella nostra scuola, ci siano persone che hanno ancora questo atteggiamento di pregare il Gohonzon, dicendo "per favore, fai che...". In effetti, se osserva attentamente la versione giapponese delle meditazioni, vedrà che ci sono due parole: 'Kinen' e 'Kitō'. Mi chiedevo perché, e in particolare, per la prima parte della quarta seduta in cui si prega o meglio si spera, si desidera la vasta propagazione, alla fine si dice "no on tame ni", che è un termine onorifico, che significa che si prende per sé il desiderio del Buddha, che è la realizzazione della vasta propagazione, e si desidera che questo desiderio si realizzi. Questo termine non esiste nella nostra pratica per i nostri desideri personali. Così ho cercato nel dizionario giapponese. In realtà ci sono tre parole che significano più o meno la stessa cosa: "Kigan", "Kinen" e "Kitō". 'Kigan' significa pregare Dio, come fanno i cattolici e come fanno ancora alcuni buddisti nei confronti del Gohonzon, mentre 'Kinen', che si trova nel nostro testo, evoca un desiderio. Per quanto riguarda il Kitō, sarebbe il desiderio, l'aspirazione del Buddha. Quindi, di fatto, non esiste una preghiera in quanto tale. Le preghiere che possiamo formulare, o meglio l'aspirazione che possiamo avere, è solo quella di diventare Buddha e realizzare Kōsen-Rufu. Infatti, quanto più grande è il nostro desiderio, ossia diventare Buddha e la vasta propagazione, tanto più si manifesta tutto ciò che lo accompagna per aiutarci a realizzarlo. Se vogliamo diventare Buddha, abbiamo bisogno di una casa in cui mettere il Gohonzon, abbiamo bisogno di un po' di denaro per andare al tempio, e quindi questo desiderio di diventare Buddha, se lo esprimiamo sinceramente, tutto ciò che lo accompagna - il lavoro, il denaro, la casa - viene con esso, e quindi non c'è bisogno di una preghiera intermedia.

Il mio maestro mi ha detto: "Nel Buddismo, non c'è preghiera. L'unica cosa a cui aspiriamo è diventare Buddha e la vasta propagazione". Gli ho fatto notare: "Va benissimo, ma alla reception del suo tempio ci sono moduli di preghiera per superare un tale esame, preghiere per guarire una tale malattia, preghiere per questo e quello". Gli ho detto che era un po' in contraddizione con quello che mi stava dicendo. Mi ha risposto: "Sì, ma se non lo facessimo, andrebbero altrove".

Ecco a che punto siamo arrivati, anche in Giappone. Le persone sono cadute nel mondo esterno. Fortunatamente, i monaci mantengono l'insegnamento così com'è. Ma anche le loro parole vengono fraintese da noi. L'altro giorno, durante il 20° anniversario del tempio, abbiamo avuto una persona disabile proveniente da un altro Paese e l'ascensore si è rotto. Anche la porta d'ingresso si è rotta. Così ho detto al reverendo: "È strano che questo tipo di problema si verifichi proprio quando stiamo vivendo un momento importante". Lui ha riso e ha risposto: "È sanshō shima". Ma nella sua mente, ovviamente, i sanshō shima non sono cose esterne, non è come "non ho sentito la sveglia, è sanshō shima". Ha detto che in secondo grado, e noi tendiamo a prenderlo in primo grado e da quel momento in poi, tutto ciò che ci accade è sanshō shima: non voglio andare al lavoro è sanshō shima. Confondiamo tutto, quindi è vero che l'importante è riformulare tutti i vocaboli e spiegare i concetti che implicano.

Conclusione

 

Non ci resta molto tempo, quindi voglio solo ricordarle che potrà ascoltare tutte queste domande e risposte nel podcast che sarà presto prodotto dalla registrazione appena effettuata e che le sarà notificato via e-mail quando potrà ascoltarle. Vorrei ringraziare Gérard che ha fatto un grande lavoro e direi che dopo quello che ha appena detto, ho ancora molte domande da fare. Spero che anche lei ci faccia sapere quali domande ha. Vi auguro una buona giornata e una buona serata per me, che mi trovo nell'emisfero meridionale. Buona serata a tutti e a presto.

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