Traduzione in italiano di Daniele Tarini e Francesca Ugolini

Capitolo 13 - La Dottrina dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni (Ichinen Sanzen)

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, il risveglio del Buddha consiste nel percepire il vero aspetto delle cose e, affinché tutti gli esseri comuni raggiungano lo stesso stato di vita di liberazione, la prima espressione che utilizzò per dimostrare che le cose non sono prodotte dalla volontà di un Dio, né dal caso, né dal destino, insegnò il principio della "produzione condizionata" (engi - 縁起) che significa che le cose sono l'effetto di cause e condizioni. Ad esempio, il dipinto chiamato "Monna Lisa" è opera di Leonardo da Vinci. Per eseguirlo, ha usato una tela, colori, pennelli, il suo talento e la sua destrezza hanno fatto il resto. Ma se fosse stato Raffaello, vissuto nello stesso periodo, ad usare lo stesso supporto, gli stessi colori e gli stessi pennelli, avrebbe potuto dipingere il suo famoso autoritratto e l'opera sarebbe stata completamente diversa. La Gioconda, come l'autoritratto di Raffaello, è una produzione condizionata e quindi non ha una natura propria. Non avendo una natura propria, la caratteristica di questi dipinti è il vuoto. L'assenza di natura propria (mujishō - 無自性) e la vacuità (kū - ) sono lo sviluppo logico e successivo della produzione condizionata.

Tuttavia, quando raggiunse i sutra del Grande Veicolo, il Buddha insegnò che, sebbene la vacuità fosse il vero aspetto, a questo punto era solo una verità parziale, alla quale aggiunse la verità della condizionalità, che implica che le cose esistono come oggetti della nostra percezione. Infine, avendo raggiunto i sutra della saggezza, insegnò la medianità. La verità di mezzo rappresenta il vero principio che non si attacca ai due estremi della vacuità e della condizionalità, ma li include entrambi.

In altre parole, ogni cosa è vuota perché esiste solo temporaneamente a causa di cause e condizioni, e poiché non esiste un corpo fisso chiamato vuoto, si può dire che anche il vuoto è vuoto. Pertanto, la medianità nega sia la vacuità che la condizionalità, mentre stabilisce insieme la vacuità e la condizionalità, che è anche chiamata verità di mezzo o via di mezzo.

Questa via di mezzo non è un compromesso tra le due, ma una verità che comprende sia il vuoto che la medianità.

Ora, mentre nei sutra precedenti al Sutra del Loto queste tre verità venivano insegnate separatamente, il grande maestro Tendai Zhiyi stabilì che nel Sutra del Loto queste tre verità erano in realtà una sola e unica "triplice verità". La pratica di osservare questa triplice verità nel suo cuore (isshin sangan - 一心三観) lo portò al risveglio della contemplazione dei tremila regni in un unico pensiero. La dottrina dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni (ichinen sanzen - 一念三千) è l'insegnamento supremo del Buddismo, insegnato solo nel Sutra del Loto, meta della venuta di Shakyamuni Buddha in questo mondo e rivelato da Zhiyi, il grande maestro Tendai. A tal fine, nel mese primaverile di aprile del suo cinquantasettesimo anno, nel tempio chiamato Yuquan-si (玉泉寺), nella provincia di Jing, insegnò al suo discepolo, il grande maestro Zhangan, un libro in dieci fascicoli, chiamato Grande Arresto e Contemplazione. Solo nel quinto fascicolo di questo trattato dichiara per la prima volta:

"Un cuore contiene dieci mondi del dharma. Inoltre, ogni mondo dei dharma contiene i dieci mondi, per un totale di cento mondi. Ogni mondo contiene a sua volta trenta regni, i cento mondi contengono tremila regni. Questi tremila sono presenti nel cuore di un pensiero. Se non c'è il cuore, non c'è bisogno di andare oltre. Ma se c'è un minimo di cuore, contiene tutte e tre le migliaia. Inoltre, non si dice che il cuore precede l'infinità dei dharma, né che l'infinità dei dharma precede il cuore.

Gli elementi che compongono il principio dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni sono i Dieci Mondi enunciati nel Sutra dell'Ornamento Fiorito, i Dieci Così enunciati nel Sutra del Loto e i Tre Regni enunciati nel Trattato della Grande Saggezza di Nagarjuna.

Per quanto riguarda i Dieci Mondi, facciamo un po' di etimologia. L'ideogramma tradotto come mondo ( - kai) è composto da due elementi. Quello in alto ne fornisce il significato e quello in basso la pronuncia. La parte superiore ( che si pronuncia "ta" o "den") significa "risaia". Si usa nella formazione di parole composte per "terra" (den'ya-田野 = campo coltivato, o den'en - 田園 = area rurale), che si riferisce alla "campagna" (denka - 田家= casa rurale), un "luogo a forma di risaia" (enden - 塩田= palude salata), una "vasta area dove si raccolgono i prodotti" (yuden- 油田= campo petrolifero, o tanden-炭田= bacino carbonifero).

La sua forma simboleggia le dighe che separano le risaie e la parte a forma di croce () simboleggia i sentieri lungo le risaie e i percorsi che collegano il nord al sud e l'est all'ovest.

Per quanto riguarda la parte inferiore (che si pronuncia "kai") essa rappresenta (tra l'altro) un uomo in armatura o l'atto di intromettersi in uno spazio.

Etimologicamente, la parola "kai" () si riferisce quindi al confine tra due risaie e significa "linea di demarcazione", "vicinanza", "divisione", "la fine di una frase", "i confini". Si usa in parole composte come quelle che denotano una certa sfera sociale: "il mondo della finanza" (zaikai - 財界), "il mondo della religione" (shūkyōkai - 宗教界).

In inglese, la parola "kai" è tradotta come "regno".

In conclusione, la parola "kai" rappresenta un luogo delimitato, completamente distinto, separato dagli altri. Per questo ho scelto di tradurlo in francese come "mondo", cioè un luogo da cui non è facile uscire e in cui non è facile entrare, almeno durante la nostra vita in questo mondo, che è impossibile modificare.

Questi dieci mondi sono, ricordo, gli inferni, gli spiriti affamati, gli animali, gli ashura, gli umani, i cieli, gli ascoltatori, i risvegliati dalle condizioni, i bodhisattva e il mondo del Buddha.

Ogni mondo è composto da tre elementi, chiamati " regni" (seken - 世間). In primo luogo, c'è il regno del territorio (kokudo seken - 国土世間). È il luogo fisico, non senziente, che costituisce il supporto degli esseri che vivono in questo mondo. È anche chiamato " regno del ricettacolo" (ki-seken - 器世間). Così, il ferro rovente è la dimora del mondo infernale. Gli spiriti affamati vivono cinquecento yojana sotto il continente Janbu. Gli animali abitano l'acqua, la terra e l'aria, gli ashura dimorano nelle acque basse dell'oceano, in riva al mare, gli esseri umani abitano la terra, i cieli abitano i palazzi celesti, i due veicoli abitano la Terra dei Mezzi, i bodhisattva abitano la Terra della Corretta Restituzione e i Buddha abitano la Terra della Luce Serena.

Poi c'è il regno degli esseri. Questi sono gli esseri che vivono in ciascuno dei dieci mondi. Ad esempio, gli esseri che vivono nel primo degli otto grandi inferni, chiamato inferno delle rinascite uguali (Tōkatsu jigoku - 等活地獄), si lacerano a vicenda o vengono lacerati dai guardiani dell'inferno. Una volta raggiunto questo stadio, vengono resuscitati nello stesso inferno, riprendendo il loro aspetto originale, in altre parole, rinascono come erano al momento della loro caduta nell'inferno.

Infine, il regno delle cinque ombre rappresenta i costituenti fisici e spirituali degli esseri individuali. Si tratta di forma, percezione, concettualizzazione, reazione e coscienza. Ogni essere è la riunione provvisoria di questi cinque aggregati.

Ogni regno ha un aspetto, una natura, una sostanza, un'energia, un'azione, una causa, una condizione, un effetto, una retribuzione, il tutto composto dal primo, l'aspetto, all'ultimo, la retribuzione. Quest'ultima è la retribuzione del mezzo (ehō - 依報) per il regno del territorio e la retribuzione del principale (shōhō - 正報) per i regni degli esseri e i cinque aggregati. Come vedremo in seguito, esiste una non-dualità tra il supporto e il principale (eshō funi - 依正不二).

I tre regni che contengono i dieci Così, danno trenta regni, presenti in un unico mondo. Poiché ci sono dieci mondi e questi dieci mondi si contengono l'un l'altro, si ottiene la cifra di tremila mondi, o tremila regni o tremila Così, a seconda dell'ordine in cui viene fatta la dimostrazione. Questi tremila sono contenuti nel cuore dell’Istante di Pensiero.

La teoria dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni, a grandi linee, è una dottrina che categorizza e sintetizza tutte le esistenze, o tutti i dharma, in tremila leggi, e spiega che queste tremila leggi sono tutte contenute nella mente (cuore) di ogni essere umano (questa è allora la relazione di "ciò che contiene" (gu = ) e, inoltre, che queste tremila leggi sono il cuore di un singolo pensiero (questa è allora la relazione di ciò che è (ze = ).

Rivediamo quanto abbiamo visto sopra, in modo un po' più dettagliato secondo la spiegazione di Zhiyi. Se classifichiamo la totalità dei dharma in tremila categorie, quale procedura utilizziamo per arrivare a questo numero? Innanzitutto, i dieci tipi di esistenza nell'universo, compreso il modo di essere soggettivo degli esseri umani (= i dieci mondi, dall'inferno al mondo di Buddha), incarnano reciprocamente gli altri nove tipi di esistenza. In questo senso, formano i Cento Mondi. Ognuno di questi esseri segue anche i dieci modi di essere, che sono legati all'aspetto ecc. fino al punto di totale uguaglianza dall'origine alla fine. Pertanto, il numero totale di questi modi di essere è di cento mondi e mille Così. Inoltre, ognuno di questi esseri ha tre tipi di esistenza. Questi sono i tre tipi di regni: l'aspetto soggettivo (il regno degli esseri senzienti), il regno della mente e della materia (il regno dei cinque aggregati) e il regno dell'ambiente non senziente (il regno del territorio). Così, i cento mondi e i mille hanno tremila tipi di regni. Così otteniamo il numero di tremila.

I tremila dharma sono presi dalla prospettiva degli elementi di base degli esseri umani e del mondo, come le modalità soggettive degli esseri umani, la composizione del mondo ambientale che li circonda e il luogo di esistenza previsto per gli esseri senzienti, e rappresentano il numero di substrati su cui si basano tutti i dharma.

Il numero tremila ha quindi un grande significato nella tradizione dell'insegnamento, ma questo non significa che la totalità dei dharma sia quantitativamente un insieme di tremila dharma. Per dirla in modo estremo, tremila potrebbero anche essere cinquemila. In breve, tremila è una descrizione quantitativa della totalità dei dharma presentata in modo tale da mantenere la coerenza dottrinale e che è chiaramente organizzata nell'infinita varietà dei diversi aspetti dei dharma.

Ciò che è importante in questa dottrina, quindi, non è il numero di tutti i dharma classificati come tremila, ma la relazione tra i dharma effettivi presentati come tremila e le menti degli esseri senzienti. La parte più importante di questa dottrina è quella che rivela la relazione tra la mente (il cuore) e l'interezza dei dharma, e la natura dell'interezza dei dharma, che si afferma come "il cuore contiene tutti i dharma" e "il cuore è tutti i dharma".

Può essere utile, in un certo senso, elencare ciò che Zhiyi insegna su questo punto. Ecco alcuni passaggi rappresentativi della spiegazione.

"Un cuore contiene dieci mondi, ogni mondo a sua volta contiene dieci mondi, questo ci dà cento mondi. Un mondo contiene anche trenta tipi di regni, così che cento mondi del dharma contengono tremila tipi di regni. Questi tremila sono presenti nel cuore di un pensiero.

"Se tutti i dharma sorgono da un unico cuore, si chiama verticalità. Se il cuore contiene tutti i dharma allo stesso tempo, si parla di orizzontalità. Ora, la mente non è né verticale né orizzontale, ma è l'insieme dei dharma e l'insieme dei dharma è solo la mente. Pertanto, non c'è verticalità né orizzontalità, il cuore e i dharma non sono né uno né diversi. È misterioso, meraviglioso, profondo e ineguagliabile. Non è ciò che la mente percepisce, né ciò che le parole dicono, ed è per questo che è chiamato oggetto inconcepibile (dai sensi).

Così, si spiega che la relazione tra la mente e l'interezza dei dharma deve essere intesa in termini di relazione tra "avere" (gu - ) ed "essere" (ze - ), ma che tipo di questioni riguardanti l'interezza dei dharma e della mente cerca di esprimere questa dottrina?

In riferimento alle altre spiegazioni fornite nei passi pertinenti della Grande Arresto e Contemplazione, sembra essere una dottrina che cerca di spiegare come tutto ciò che esiste, compresa la mente, non sia in grado di affermare la propria realizzazione e indipendenza alla luce della realtà.

Permettetemi di darvi qualche dettaglio in più su questo tema.

L'infinità di tutti i dharma classificati in tremila può manifestarsi secondo il punto di vista della mente, così come i dieci mondi sorgono in modi diversi secondo il punto di vista della mente che vede l'interezza dei dharma in modi diversi (questa è quindi la relazione tra "la mente che genera tutti i dharma").

Al contrario, se consideriamo la possibilità che la mente possa essere uno qualsiasi dei dieci mondi a seconda di come vede tutti i dharma, nonché il fatto che possa essere uno qualsiasi dei dieci mondi, allora è possibile capire che la mente è impregnata dell'interezza dei dharma (questa è la relazione del "cuore impregnato dell'interezza dei dharma". Tuttavia, se guardiamo più da vicino alla realtà di tutti i dharma, la mente e tutti i dharma non dovrebbero essere intesi in termini di una relazione "attiva-passiva" (nōsho-能所). In altre parole, comprendere la relazione tra i dharma e la mente, ossia che la mente produce (nōshō-能生) e attua (nōgu-能具) l'interezza dei dharma, e che questa interezza dei dharma è prodotta (shoshō-所生) e attuata (shogu-所具) dalla mente, non porta a una corretta comprensione di entrambi. Pertanto, quale tipo di comprensione è corretta?

Bisogna capire che né la mente né alcun dharma si trovano in una sfera isolata, negando reciprocamente l'altro. Com'è possibile?

Il motivo è la natura non qualificata della mente e di tutti i dharma, cioè l'impossibilità di affermare la propria unicità rispetto agli altri, perché "anche se si cerca la propria mente, è impossibile conoscerla, così come, anche se si cercano i tremila, è impossibile conoscerli".

Quindi, la relazione tra la mente e l'interezza dei dharma è che "la mente è l'interezza dei dharma" e "l'interezza dei dharma è la mente", ed entrambe escono dal guscio dei rispettivi modi di essere, sono essenzialmente autonome e stanno in una relazione veramente "non-duale". Questa è la vera forma e il modo di essere di tutti gli esseri viventi. La teoria dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni è una dottrina che insegna lo stato ultimo dell'esistenza: tutto ciò che esiste non può affermare se stesso in modo autolimitante, distinguendosi dagli altri.

Inoltre, nel corso delle numerose ascese che Zhiyi ha intrapreso, ci sono i "dieci metodi di contemplazione". Fu durante il primo di questi metodi, la "contemplazione dell'oggetto inconcepibile" (kan fushigi kyō - 観不思議境) che si risvegliò al principio dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni. Il mezzo di contemplazione da lui utilizzato è il "tetralemma del discernimento (shiku funbetsu - 四句分別). Il tetralemma del discernimento è una forma di ragionamento in cui si utilizza un sillogismo di quattro proposizioni per esaminare l'impossibilità di comprendere la completezza dei dharma, come insegnato nella teoria dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni. Il ragionamento di Zhiyi non si basa solo sulla dottrina dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni, ma anche sul sillogismo delle quattro proposizioni, che è in linea con l'insegnamento del "Trattato sul Medio" di Nagarjuna, che esamina la relazione causale che produce ciò che esiste sotto forma di quattro punti di vista: nascita causata dalla propria sostanza, dalla sostanza di un altro, da entrambe (insieme) e senza causa.

Vi fornisco un esempio di una delle forme di ragionamento utilizzate da Zhiyi come forma di "tetralemma del discernimento" (sillogismo a quattro proposizioni).

Le quattro proposizioni che seguono sono impostate sull'esempio del sogno e procedono a confermarne l'esistenza. (i) Il sogno è il frutto del cuore? (ii) Il sogno è il frutto del sonno? (iii) Il sogno può apparire dove la mente e il sonno si fondono? (iv) Il sogno appare indipendentemente dalla mente e dal sonno? Cercando di confermare l'esistenza del sogno in base a queste quattro proposizioni, arriviamo alla conclusione che l'esistenza del sogno non può essere confermata in nessuna di esse. Questo è il quadro del tetralemma del discernimento.

 

L'interesse dottrinale di Zhiyi è soddisfatto dalla contemplazione e dalla realizzazione del vero aspetto di tutti i dharma, che si esprime attraverso le teorie del triplice corpo e dell’Istante di Pensiero in 3.000 Regni. Dal punto di vista della pratica, il sistema di ascesi è costruito con la prospettiva finale di ottenere la conoscenza dell'aspetto ultimo dell'insieme dei dharma come insegnato dal Buddha. In questo senso, la dottrina del vero aspetto è il fondamento più profondo della dottrina di Zhiyi e, come tale, rappresenta una parte estremamente importante del suo sistema dottrinale. Ritengo sia importante sottolineare questo punto.

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